La Mia Vita …

Quando si parla di “curriculum vitae”, di scheda biografica o meno, sono preso da una sorta di disagio; conseguente, forse, a una discrezione che nella mia persona attecchisce bene: un prendere le distanze dall’esposizione di qualsiasi medagliere.

Dico questo perché ci vorrebbe davvero poco a delineare una vita attraverso, se non proprio i meri successi, gli avvenimenti che ne hanno variegato il corso. Tralasciando un attimo gl’incagli, le cadute, le esperienze negative…insomma per un suonatore di chitarra che ha pure lambiccato con la penna, in una cinquantina d’anni, di cose ne sono state fatte, questo è certo.

Sintetizzando: dagli esordi in piena non-coscienza di ruolo, imperava il rock ‘n roll, s’era giovani, non era un suonare ma: imbracciare una chitarra…alle sale da ballo, dai night-club ai ventanni passati al servizio di cantanti-autori rinomati, dal jazz (termine che non dà l’esatta natura di ciò che voglio intendere) alle mie esperienze cantautorali, dallo studio del pianoforte agli approcci letterali…il che, sia detto, non chiarisce bene, se non didascalicamente e cronologicamente, le reali evoluzioni ed esperienze di un essere umano.

Per quanto mi riguarda, a proposito del “sentire” e di quello che gli altri “provano” per me, ho avuto più consensi nella vita per essere stato il protagonista di una canzone che un amico mi ha dedicato, piuttosto che tutta la mia produzione di strumentista e di compositore; e il valutare quanto sia effimera la considerazione di sé in rapporto con gli altri, o viceversa, mi fa prendere le distanze da tutto ciò che suona a: “Guardiamo bene cosa ha fatto costui d’interessante nella vita”.

Parlavo all’inizio di una sorta di disagio preceduta da una discrezione che non si sa se sia la conseguenza del disagio o s’è cosa fine a se stessa.

Quando chiunque può documentare di te, filmandoti o registrandoti di soppiatto, fino a fare testimonianza delle contratture anali valutabili in rapporto con la performance in atto…che cosa posso pretendere ormai.

Ecco perché, giunti a ‘sto punto, lascio fare. Facciano di me quel che vogliono, mi gettino pure nella fossa dei leoni, tanto poi non ho granché da salvaguardare. Perché, sapete, di mio non c’è da difendere nulla.

Non sono quel tipo di artista che, per grazia ricevuta o frutto di una regalìa di un dio minore, ha collezionato nella vita produzioni calligrafiche, cose ben fatte, e si vede costretto a subire deflorazioni al suo talento, con invasioni nell’universo intimo o quando, come si suol dire, rilassato, tra le mura di casa, ci si slaccia gli alamari per rilassarsi.

Io ho solo collezionato sforzi, impegno e oneste stecche, in sintesi prove per autolegittimarsi: di tutto ho fatto fino a definirmi il “monarca del quasi”. 

E dai tempi dell’innocenza ne sono fuoriusciti documenti (registrazioni, filmati e scritti) che tengono in sé la prova di quanto sopra detto, dove mai s’è sentita la necessità di condividere con altri una cosa buona, una cosa ben fatta…perché mai è stata fatta: la cosa buona.

Un che di condivisibile, un motivo di eccellenza, una produzione confezionata di beltà e di bontà, un che di probabile successo. 

Invece no: solo provare a carpire una cosina, uno iota, che desse la consapevolezza di essere nel giusto.

Nel percorso giusto.  Tutto qui.

A conforto di ciò, è triste dirlo, ammetto altresì di aver rarissimamente provato estasi, o più modesto piacere, nell’avvicinarmi ai begli esempi diagnosticati dall’umanità: quei sublimi artisti di cui farne riferimento enciclopedico. In musica e arte dello scrivere, poche cose mi hanno fatto fremere, e questa mia insensibilità crescente mi ha fatto convincere di esserci proprio nato, senza quel tipo di ghiandole, quelle che fanno fremere il beneficiato nell’assistere a tanti prodigi.

Tralascio naturalmente un’interminabile lista di comprovati geni dell’arte, come un più striminzito elenco di personaggi, pochissimi, che mi hanno aiutato in questo cammino.